Fotovoltaico con accumulo: la situazione attuale
Si fa tanto parlare di impianti fotovoltaici con accumulo, specialmente dopo la fine degli incentivi statali e cavalcando l’onda del cosiddetto “distacco dalla rete elettrica” o “indipendenza energetica”.
Ma non è tutto oro quel che luccica: molti dei messaggi che giungono dagli operatori del settore sono volutamente più commerciali che tecnici.
Alcuni produttori di inverter hanno recentemente iniziato ad arricchire il proprio catalogo con una prima offerta di soluzioni di accumulo con bassa capacità, si tratta però di sistemi che hanno come scopo quello di incrementare la cosiddetta quota autoconsumo dell’impianto, cioè quella porzione dei consumi annui che non passa per la rete elettrica ma viene direttamente utilizzata sul posto.
Altri produttori, provenienti dal mondo dell’elettronica di potenza (UPS, alimentatori, batterie) hanno iniziato a proporre sul mercato soluzioni di storage di discrete prestazioni, ma comunque di prima generazione e quindi in una forma poco più che prototipica.
Pochi sistemi, i più costosi, utilizzano batterie a base di litio; la maggior parte dei sistemi contiene ancora le batterie a base piombo, anche se specifiche per l’applicazione (ottimizzate per scarica profonda e di lunga durata) e di tipo ermetico.
L’affidabilità nel tempo di questi sistemi è il punto debole della catena: l’accumulo al piombo ha una bassa capacità in rapporto al peso, è tassabile a causa dell’impatto ambientale, ha una vita limitata a 2.000-3.000 cicli di carica, purtroppo anche parziali.
L’accumulo al litio ha una capacità tripla in rapporto al peso ed un numero di cicli di carica molto maggiore, inoltre una carica parziale conta come parte di un ciclo.
Il costo del litio, derivante dalla scarsità di materia prima (condivisa peraltro con molte altre applicazioni industriali) rende i sistemi di accumulo base litio molto indicati per piccole capacità, idealmente per sistemi smartphone e notebook.
Insomma, siamo ancora indietro con l’accumulo di energia fotovoltaica per via chimica, anche se importanti passi avanti sono in corso grazie a fusioni e partnership che si sviluppano in paesi nei quali la ricerca in questo settore è particolarmente incentivata.